I quesiti a scelta multipla che si propongono vertono su
alcuni dei punti più sdrucciolevoli e, spesso, più controversi della
lingua italiana.
La nostra lingua, nonostante sia il pezzo più pregiato della nostra
tradizione ed identità culturale, versa più o meno nella stessa situazione
di abbandono di molti altri beni culturali.
L’Accademia della Crusca, la più antica e prestigiosa istituzione
a tutela della lingua italiana, versa da anni in una situazione di
crisi finanziaria ed ha rischiato più volte la chiusura per mancanza
di fondi.
Gli aspetti più trascurati dell’italiano sono soprattutto quelli fonologici.
Mentre in nazioni come l’Inghilterra la dizione assume un ruolo così
abnorme da costituire un vero e proprio strumento di discriminazione
sociale, in Italia è ormai diventata una disciplina esoterica, alla
quale si dedicano solo sparute sette, tra cui soprattutto gli attori
di teatro.
Un mio concittadino, il professore Luigi Carbone, in un suo prezioso
libro dedicato all’ ”arte di legger bene”, già scriveva nel 1890:
“In tutte le provincie d’Italia si bada ben poco alla pronunzia; e
ciò che è più grave, poco alle sole vocali, e poco o niente anche
alle consonanti”.
Si arriva ormai spesso al paradosso che quando si ascoltano pronunce
ritenute unanimamente corrette dagli studiosi si pensa che il nostro
interlocutore abbia sbagliato e, pur commiserandolo, non lo correggiamo
per non imbarazzarlo.
Il declino della dizione dipende soprattutto dai professionisti della
parola, in primo luogo quelli dei mezzi di comunicazione di massa,
che, dopo vari anni, non si sono ancora neanche accordati sulla pronuncia
del nome del ferrarista Schumacher che, a sua volta, li ha ripagati
imparando sì e no tre parole della nostra lingua. Niente di strano:
altri stranieri che hanno fatto fortuna in Italia senza affannarsi
ad imparare la nostra lingua sono stati immediatamente arruolati per
condurre la trasmissione più seguita in assoluto, il Festival di Sanremo.
Nessuna delle soluzioni proposte è frutto di una scelta personale,
ma si basa su quelle indicate in modo più ampio e convinto da autorevoli
studiosi della lingua italiana. Si è cercato di tener conto anche
di quelle sfumature di cui si servono i dizionari che oscillano da
non corretto a meno bene, da meno comune a da
evitare.
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