FILOSOFIA - DAL CRITICISMO ALL'IDEALISMO: KANT, HEGEL
Realizzato dal prof. Enzo Rega e dal prof. Attilio Carrella
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Kant ne "I sogni di un visionario spiegati con i sogni della metafisica"
pur criticando la metafisica se ne dichiara innamorato
critica la metafisica dichiarandosene completamente avverso
proclama la necessità di rifondare la metafisica contro le critiche dell'Illuminismo
espone la sua concezione cosmologica
Il giudizio "sintetico a priori" di cui parla Kant
è una forma di conoscenza nella quale il contenuto proveniente dai sensi è organizzato da schemi innati presenti nella mente ed ha le caratteristiche della universalità e necessità e non è tautologico (cioè estende il sapere)
è una forma di conoscenza basata sui sensi; come tale accresce il nostro sapere ma non è universale e necessario perché ogni osservazione successiva potrebbe smentire le affermazioni precedenti
in quanto "a priori" è basato sul contenuto innato della nostra mente, sui principi insiti in essa: è universale e necessario, perché dedotto da essi, ma tautologico in quanto, essendo frutto di deduzione rigorosa, non aggiunge nulla di nuovo al nostro sapere
è l'articolazione in tre stadi che corrispondono a: tesi - antitesi - sintesi
L'Io penso kantiano è la base della conoscenza
essa però non è soggettiva e arbitraria perché le leggi secondo le quali funziona il pensiero sono le stesse per tutti gli esseri umani
essa è dunque soggettiva e non universale: infatti Kant ritiene che essa non è il rispecchiamento del mondo naturale, la cui vera essenza, il noumeno, rimane inconoscibile
esso è inteso come anima sostanziale ed è dotato dunque di un sostrato ontologico
esso giunge alla conoscenza grazie alla presenza di Dio, la cui esistenza deve essere postulata per evitare esiti scettici (Dio, nella suprema bontà, non può ingannarci)
Con "imperativo categorico" Kant intende
una voce interiore della coscienza di carattere puramente formale che ci spinge verso una condotta moralmente accettabile senza però indicarci alcun contenuto preciso ma soltanto delle linee generali secondo le quali regolare il nostro comportamento
le indicazioni precise rispetto alla condotta morale provenienti dalla nostra coscienza la quale ci prescrive con chiarezza e perentorietà ciò che si deve o non si deve fare
l'imposizione con la quale le autorità in campo morale ci prescrivono in modo dettagliato il tipo di condotta opportuno da tenere in società, giacché l'uomo autonomamente, in quanto imperfetto e limitato, non sarebbe in grado di gestire la propria vita
il "sentimento" morale che ci spinge a sentirci solidali con gli altri uomini e a non compiere nulla che possa nuocere al resto dell'umanità solo per perseguire i propri fini: ogni uomo va infatti considerato in sé come fine e mai come mezzo
Con "sublime" Kant intende
quel sentimento che nasce di fronte agli aspetti sconvolgenti della natura e che porta l'uomo a trascendersi oltre i propri limiti e a trovare un punto di equilibrio a un livello più alto con la natura stessa
l'immediato sentimento di fusione fra uomo e natura
quella sensazione ineliminabile di angoscia che l'uomo prova di fronte a certe manifestazioni della natura che l'annichiliscono facendogli sentire tutta la sua piccolezza
il sentimento che si prova di fronte a certe creazioni artistiche e che la natura, da sola, non è in grado di trasmettere
La dialettica hegeliana
riprende la logica eraclitea secondo la quale gli opposti si conciliano
riprende la logica aristotelica basata sul principio di non contraddizione
indica la legge con la quale si muove il pensiero umano ma non la realtà naturale
è la legge del mondo storico destinato in questo modo a svilupparsi indefinitamente, senza alcun approdo finale e conclusivo
Nella figura della dialettica servo-padrone Hegel rappresenta
la contrapposizione nella quale alla fine il servo finisce per sottomettere il padrone perché è il padrone a dipendere dal lavoro svolto dal servo
la lotta di classe destinata a terminare con la rivoluzione nella quale i servi si riscattano completamente
la dipendenza ineliminabile del servo nei confronti del padrone
il primo momento con il quale comincia il percorso della coscienza umana nella "Fenomenologia dello Spirito"
Nella "coscienza infelice" Hegel rappresenta
il senso di distanza abissale che l'uomo prova rispetto a Dio e quindi allo Spirito
la scissione fra uomo e natura prima che l'uomo riesca a comprendere ciò che lo lega ad essa
la frattura fra uomo e uomo che porta gli individui a contrapporsi fra di loro e quelli più deboli a soccombere (sono questi appunto ad avere una "coscienza infelice")
il tramonto dell'arte
Per "Stato etico" Hegel intende
uno stato nel quale l'individuo entra a far parte della collettività riconoscendosi in essa e nell'autorità che, attraverso la divisione dei poteri, è espressione della società
uno stato nel quale i cittadini abbiano una condotta morale autonoma
uno stato autoritario che in modo coercitivo imponga il rispetto delle regole morali
uno stato che preveda l'abolizione della proprietà privata, fonte dell'egoismo in ogni società diversamente regolata
Per "morte dell'arte" Hegel intende
un periodo nel quale l'arte non è più la forma idonea attraverso la quale cogliere ed esprimere lo Spirito
la fine stessa della produzione artistica
quel momento nel quale all'arte, nella Filosofia dello Spirito, succede la religione: appena compare la religione come forma espressiva dell'animo umano scompare l'arte